La Cassazione conferma che, se effettuato in ossequio ai principi di correttezza e buona fede – cioè senza discriminazioni o vessazioni – il cambiamento dell'orario di lavoro è legittimo.
È lecito, se in buona fede, modificare l'orario di lavoro nell'ambito di un contratto a tempo pieno.
La Cassazione ha sancito che, se effettuato in ossequio ai principi di correttezza e buona fede – cioè senza discriminazioni o vessazioni – il cambiamento dell'orario di lavoro è legittimo. La Sezione Lavoro della Cassazione ha infatti statuito che l'obbligo di buona fede oggettiva o correttezza costituisce un autonomo dovere giuridico, espressione di un generale principio di solidarietà sociale, applicabile sia in ambito contrattuale, sia in ambito extra-contrattuale.
Il principio di buonafede, che si specifica nel dovere di ciascun contraente di cooperare alla realizzazione dell'interesse della controparte, si pone dunque come limite di ogni situazione, attiva o passiva, negozialmente attribuita, determinando così integrativamente il contenuto e gli effetti del contratto. È dunque legittimo, per il datore di lavoro, spostare il personale e modificare gli orari di lavoro, in osservanza della correttezza e della buona fede.